Pagina:Morbosità Emma Arnaud.pdf/14

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— Come le gioie della giovinezza,

— Avete ragione, duca, come quelle. Cioè io non ho goduto neppur quelle,

— Non lo dite, Elena, voi cogliete fiori ovunque passato,

— Certo, conosco molti uomini innamorati dei miei milioni, del mio palazzo, delle mie carrozze, e persino delle mie cameriere... che mi gettano i fiori in grembo a manate, ma credete, hanno le spine che pungono troppo.

— - Non tutti, marchesa, voi siete amata per voi, per la vostra bellezza.

— Dunque s'io non fossi bella come voi dite che sono?

— Sareste amata egualmente pel vostro spirito.

— E pel mio cuore no?

— Pel vostro cuore no.

Il sole entrava tra i rami dei tigli in fiore, e l'aria era satura di profumi; il duca Attilio San Pictro camminava vicino ad Elena dando di tanto in tanto dei piccoli colpi col piede all’abito di lei.

Però non si guardavano, Elena aveva la faccia volta dall'altra parte, e guardava la collina delicatamente verde, col suo sguardo profondo, nero, che aveva la durezza lucciemte dell'acciaio. — Aveva una figura greca, regolarissima, fin troppo severa che la faceva assomigliare ad una Minerva. Sorrideva con una piccola tinta d'ironia che affascinava.

Lui, il duca Attilio era ebllo, d'una bellezza non tanta regolare, ma simpatica per la vivacità degli cechi che animavano tutta la figura, pel