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Non le piccole statuine di terracotta, di bronzo, di alabastro che rappresentano tante helle figurine artistiche tentatrici, non i nonnulla, costosi e civettuoli dei salotti delle signore; quei piccoli oggetti che parodiano l’ambiente alla camera, che la riscaldino colla loro presenza, che ne riempiano di vita gli angoli riposti.

Non l’album particolare, intimo, su eni tutti possono serivere un verso, mettere nna data, accollare un fiore, Quell’album che è l’amico confidente e discreto che racchinde tanti pensieri, tanto stranezze, e tanti ricordi!

Vi era quello grosso dei ritratti rilegato in marocchino bruno a fermagli d’argento bronzato, tutte le riviste illustrato dei migliori quadri del Salon di Parigi, capolavori d’incisione; un servizio da birra in cristallo cesellato, un lavoro artistico d’immenso valore,

Poi gli specchi alti, nitidi nelle larghe cornici dorate, parecchi quadri d’autori. un Van-Diek ed un Murillo accanto al ritratto al olio quasi a grandezza naturale della marchesa Elena, vestita di bianco, scollata, col diadema di perle, bella e superba nella sua perfezione di statua viva. In faccia a lei era il ritratto in egnulo grandezza di suo marito, il marchese Alfonso Andrea Malaspina.

Il gentiluomo la guardava dalla sua cornice coi grandi occhi dolci e profondi. come aveva sempre fatto in vita, la guardava con un profondo senso d’amore ed un grande sconforto.

Per lui quella donna era stata la sfinge ado-