Pagina:Morbosità Emma Arnaud.pdf/24

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— Permetti?

— Fa pure, grazie,

La contessa indossò un abito grigio di stoffa inglese che le modellava il corpo bellissimo, si passò il piumino sulla faccia, poi colla punta del fazzoletto si tolse la polvere di riso da sugli occhi, sempre con calma, guardandosi nello specchio, e sorridendo impercettibilmente alla sua immagine, Suo marito leggera un Pungolo vecchio portato da Napoli.

— Hai visto il nostro appartamento? chiese Diana voltandosi.

— L’ho veduto, assomiglia un poco a quello di Napoli.

Il mobiglio è arrivato, ora stanno rimettendolo.

— Quando sarà abitabile?

— Fra una settimana, credo, ah! ho anche visto la marchesi Malaspina,

— Elena? è non mi dicevi nulla . . . .

— Sai, ho la testa tanto confusa! mi ha lasciato un mondo di cose da dirti, ma sarà meglio che le senta tu stessa, stasera ti aspetta al suo the,

— Riceve sempre, Elena. Mi secca perchè sono molto stanca,..... vacci tu,

— Impossibile, cara, ho un appuntamento.

Diana lo guardò un momento, poi esclamò con un legger tremito di dispetto nella voce,

— Diggià?

— Non vuoi andare? chiese Iui fissandola col suo sorriso fine, ironicamente aristocratico.

— Se v’è molta gente, no.