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l’acqua dopo un giorno di marcia al sole. L’aveva tanto agognato quel momento, l’aveva tanto sognato! il suo cuore colmo di passione si ubbriacava ora di felicità e di speranza.

Chiuse gli occhi strettamente e guardò nel caos. Non vedeva che miriadi di fiammelle roteare confondersi, poi tornare a disperdersi; la sua testa rifiutava l’ordine dei pensieri, le pareva che pochissimo tempo fosse trascorso dall’abbandono di Attilio, che non fosse vero il passato, ch’ella fosse ancora la fanciulla di sedici anni innamorata la prima volta, e per sempre. Era stata tanto violenta la gioia di rivederlo, che l’aveva affranta.

Stetto a lungo pensando alla sua vita trascorsa. rifacendone tutte le vicende con miracolosa esattezza, poi la realtà l’assalse improvvisamente; urtando con violenza il filo dei suoi pensieri, innalzandosele dinanzi come una barriera. Alzò il capo come se materialmente qualcosa l’avesse sospinta; la sua posizione di donna maritata le si presentò ai suoi occhi atterriti. Non poteva pensare ad Attilio, non doveva. Si alzò col volto in fiamme, un pungente rammarico nella coscienza ed il suo profondo affetto nel cuore; cominciò a svestirsi adagio colle mani che tremavano, ma malgrado tutto, instintivamente, ritornava ad assaporaro col pensiero la gioia intima, voluttuosa, dolcissima, che aveva provato a sentirlo ricordare il passato, a sentirsi chiamare per nome come allora. Rimase un momento dinanzi allo specchio, le braccia nude, rosee, levigate; il collo e mezzo il petto liberi dal corsetto di trina s’ergevano