Vai al contenuto

Pagina:Morselli - Carlo Darwin, Milano-Torino 1882.djvu/57

Da Wikisource.

La sua amicizia personale ebbe, per coloro che la godettero, inestimabili pregi, sì che Tommaso Carlyle, il celebre storico inglese, dapprima assai sdegnato contro le teorie trasformistiche, parve ricredersi quando ebbe avvicinato il Darwin che ei giudicò (ed era tale da non ingannarsi) il più simpatico degli uomini. Il Darwin fu sempre di umore piacevolissimo e di grande prontezza di spirito. La sua conversazione colpiva per l’immensa copia di conoscenze che egli vi dimostrava: nulla gli riesciva nuovo, tanto profonda era la sua erudizione e così tenace la sua memoria. Ma questa forza potente di assimilarsi il materiale di quasi tutta la scienza non andò mai disgiunta dalle più modeste apparenze: egli dimostrava di portare attenzione a tutto, anche quando ciò gli riuscisse inutile, pur di risparmiare all’interlocutore la mortificazione d’aver detto cose futili o vecchie. Questa rara tolleranza delle opinioni e delle debolezze altrui, in uomo di tanta dottrina e di sì larga apertura di mente, costituisce, a mio avviso, la causa più potente dell’influenza personale del Darwin.

Fu amatissimo dalla famiglia, nella quale visse di continuo circondato dall’affetto della moglie e dalla venerazione dei figli. Questi egli studiò dapprima amorosamente durante lo sviluppo, sorprendendo sul loro volto infantile le espressioni della gioia e del dolore, e seppe educare poi fin dai primi anni al culto operoso della scienza. Il nome dei Darwin è oramai sacro nella storia del pensiero umano, ma la serie incominciata gloriosamente con Erasmo non si chiude con Carlo: due dei suoi figli sono già noti per opere di molto merito, e godono la stima generale, Giorgio per ricerche di statistica, Francesco per indagini di biologia. Francesco sta ora pagando al suo grande genitore un giusto tributo di affetto, raccogliendone le lettere e preparandosi a pubblicarne l’autobiografia.

Come cittadino, il Darwin non ebbe occasione di servire la sua patria né sui campi di battaglia, né entro l’aule parlamentari: ma la servì coi suoi studii, che guadagnarono alla scienza inglese il dominio del pensiero contemporaneo e un’influenza sugli spiriti più colti che certo non verrà meno per molto tempo. Ricordo però, quasi in ragione del contrasto, che egli esercitò le umili funzioni di magistrato nella sua contea.

Lottò contro i sentimenti religiosi della sua epoca e di persone a lui oltremodo care, e ne fu dolentissimo: ma seguì l’impulso della coscienza che lo trascinava a proclamare altamente