Pagina:Morselli - L'uccisione pietosa (L'eutanasia), Torino, Bocca, 1928.djvu/127

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finchè attraverso uno spiraglio non fosse accertato il suo trapasso definitivo.

Tutto ciò può sembrare un paradosso (il Binet-Sanglé è notissimo per la sua non meno paradossale opera su Gesù Cristo, da lui ritenuto un tubercoloso, allucinato, megalomane e teomane!); eppure, io non conosco per ora nulla di meglio per riguardo alla procedura tecnica dell’eutanasia.

Ma supponiamo vinte tutte le obiezioni che io esporrò nella seconda parte di questo opuscolo, supponiamo sedate tutte le opposizioni sentimentali che per ora solleva nell’animo nostro l’idea di questo “ammazzamento legale„: a chi spetterebbe il còmpito di metterlo in esecuzione?

Nel suo libro su La Morte, toccando lo scottante tema, Maurizio Maeterlinck, che non è medico, ma letterato, ha risposto senza esitazione — Tocca ai medici! — ed ha scritto la pagina seguente:

“Tutti i medici reputano che il primo dei loro doveri sia quello di trascinar più lungi che sia possibile le atroci convulsioni dell’agonia, anzi della più disperata agonia. Eppure, chi, al capezzale di un morente, non ha voluto le venti volte, e non lo ha osato, gettarsi alle loro ginocchia per impetrare mercè? Ma essi sono pieni di tanta certezza [?], e