Pagina:Morselli - L'uccisione pietosa (L'eutanasia), Torino, Bocca, 1928.djvu/144

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che la sensibilità superiore, cerebrale, cosciente, se ne è andata. Le espressioni di sofferenza che noi, rattristati ed impotenti, vediamo in chi sta spegnendosi, anche se la malattia non fu per sè troppo dolorosa, come accade nel più dei casi, o fu del tutto indolora, come pur può avvenire, non dipendono da una lotta consapevole colla tetra Nemica che si avvicina: sono l’effetto di automatismi ereditarii o individuali ormai inconscii, sono sistemazioni organiche di difesa, nelle quali l’istinto lavora ormai ciecamente. Contrazioni, gesti di ripulsa, gemiti, sospiri, aggricchiar delle mani sulle coltri, tentativi inani di scendere dal letto, di portarsi verso la luce, tutti questi atti che accompagnano le agonie più tumultuose, hanno lo stesso valore psicologico del singhiozzo irrefrenabile per spasmo del diaframma, del rantolo per paresi delle fibre bronchiali, del sudore per paresi vasomotoria; parrebbero reazioni emotive, se non sapessimo che si effettuano per azioni reflesse subcoscienti sui centri inferiori della espressione: non vogliono significare consapevolezza e dolore.

Se l’istinto della conservazione è insito in ogni creatura vivente in quanto, come scrive il dott. Barbillion, esso non è che una forma particolare della legge della conservazione dell’Energia universale; e se l’Uomo ha tentato in ogni tempo di eludere il principio opposto alla Vita, cioè la Morte, si comprende come anche all’avvicinarsi inesorabile