Pagina:Morselli - L'uccisione pietosa (L'eutanasia), Torino, Bocca, 1928.djvu/154

Da Wikisource.

bene prognosticata secondo tutte le regole cliniche, non venne!

Già, è ancora arduo in un certo numero di casi (rarissimi, ma reali) stabilire se la vita è cessata in un corpo; e ce lo dice l’affannarsi dei fisiologi e dei medici-legisti per trovare i “segni certi„ della morte. Non mancano esempi di seppellimento di corpi ancora vivi, e se l’evento non è così frequente come tanti suppongono (veggasi il libro pauroso dell’Agabiti, Tortura sepolcrale, Roma, 1913), il fatto è accaduto e può verificarsi oggi o domani. Vi sono persone così dubitose dei criterî posseduti dalla Medicina professionale per accertare la morte, che vivono in preda ad una continua apprensione di restarne vittime; e pensano sempre al modo di sfuggire al pericolo, e vi provvedono con meticolose precauzioni espresse nei loro reiterati testamenti e codicilli; qualcuno arriva alla più ansiosa e folle delle ossessioni, che io ho descritto pel primo sotto il nome di “tafefobia„. Certo, i casi di risveglio improvviso e duraturo delle forze organiche di resistenza, e quindi di quella che il pubblico crede e chiama “resurrezione„, sono rari, eccezionali; ma nessun medico ha tanta “scienza in corpo„ da arbitrarsi ad escluderne la possibilità in ogni contingenza particolare: si conoscono esempi memorabili di questo ritorno alla vita quando questa pareva del tutto spenta. E non per falso pregiudizio, nè sempre per dispregio alla Me-