Pagina:Morselli - L'uccisione pietosa (L'eutanasia), Torino, Bocca, 1928.djvu/209

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sato a chiamarlo (il che non sempre avviene!); oppure all’alienista, qualora il malato fosse già stato ricoverato in un Asilo o in una Casa di salute.

Il primo caso si vede abbastanza spesso, giacchè in generale i pazzi in casa sono mal custoditi e peggio vigilati dai loro famigliari, che sono quasi sempre restii ad accettare la diagnosi di pazzia e si rifiutano per lo più ad internare in tempo il malato. La comune ignoranza e sopratutto i pregiudizî che circondano le malattie mentali considerate come una vergogna e non comprese nelle loro forme lucide, spiegano la incredulità, associata talvolta ad ironia o a rancore, con cui si ascoltano i consigli del medico, e fino a un certo punto giustificano la frequente noncuranza domiciliare delle più semplici norme di prudenza. Nessun medico pratico, e men che mai lo specialista, vorranno non che dare i mezzi di suicidarsi al malato, neppur incoraggiare nè tollerare questa trascuratezza, massime quando la malattia sia ancora allo stadio acuto e presenti, se ben curata coll’isolamento, probabilità di guarigione. D’altra parte, si è avuto l’esempio di medici imputati di negligenza a tenore dell’art. 375 del Codice Penale, perchè avendo in cura o in consegna temporanea fuori dei Manicomî qualche alienato, non hanno saputo, secondo il giudizio del Giudice inquirente, impedirne il suicidio!

Peggio vanno le cose nell’altro caso, quando