Pagina:Mozzoni - Del voto politico delle donne, Venezia, Visentini, 1877.djvu/7

Da Wikisource.

— 5 —


Buon per me che avendo esperito più e più volte la vostra benevolenza, posso abbandonarmi con fiducia alla schietta esposizione del mio pensiero, ben sapendo d’altronde che nel mio paese le idee ed i costumi sono in grande anticipazione sulle istituzioni, sicchè l’innovazione non troverebbe urto di per sè e perciò solo che è nuova, ma non dovrebbe combattere, presso i più, che obiezioni parziali.

Ciò premesso espongo le diverse parti del mio discorso. Dapprima un rapido sguardo alle condizioni giuridiche delle italiane, poste a riscontro con i principî che sono base della Società moderna, vi porrà in grado di apprezzare la distanza che passa fra le une e gli altri e quindi l’obbligo che incombe al legislatore di studiarle e comporle in accordo migliore.

Dappoi io vi verrò dimostrando come a queste riforme una sola sia la via seria ed efficace, accordare, cioè nel voto politico una legale rappresentanza agli interessi femminili davanti al potere legislativo, e combatterò tutte le obiezioni che si sollevano contro questa innovazione. E le combatterò senza dissimularmene una, senza sorvolare a nessuna difficoltà, senza svoltare, senza sofisticare, con quella lealtà di controversia dalla quale non ho mai avuto bisogno di deviare perchè convinta della bontà della mia causa.

La condizione della donna, e non in Italia soltanto, è un fatto isolato nella nostra organizzazione sociale ed il disaccordo fra questo fatto ed i criterî che informano gli ordinamenti scientifici, politici, giuridici, fra tutto l’insieme, insomma, della nostra civiltà, va accentuandosi ogni giorno più fino a divenire, non solo sofistico ed irrazionale, ma ben anco violento nella vita pratica.

Quando la servitù femminile si venne affermando nella società primitiva, la superiorità della forza, ed il concetto della legittimità del dritto di forza era non solo accettato, ma era invocato pur anco.