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172 Il Cristianesimo Felice

fin di fare Schiavi quanti Indiani possono prendere, dicendo, che questi sono i loro Mori. E tuttochè la Corona piissima di Portogallo abbia con più rigorosi editti, e sotto gravissime pene vietata cotal tirannia, e i sommi Pontefici abbiano più volte fulminate contro una barbarie sì esecranda tremende scomuniche: nulla di tutto ciò è stato batevole a reprimerli prestando essi solamente ubbidienza al Re, quando lor torna il conto, e a Dio, quando non possono far di meno.

Per dare un saggio della lor Crudeltà, convien riferire, che verso il fine del prossimo passato Secolo arrivarono all’improyvifo questi cani alla Riduzione di Gesù e Maria, posta nel Guairà, e la più vicina dell’altre alle loro unghie. Erano ottocento i Mammalucchi , accompagnati da tre mila Tupy, Indiani loro sudditi, e venivano tutti ben provveduti di moschetti e fucili, e d’altre armi. Tempo non restò a difesa alcuna, e però li diedero a man salva a prendere quanti uomini, donne, e fanciulli cadevano loro in mano. Al primo avviso di sì fiera calamità delle sue innocenti pecotelle , il P. Simone Mazzetta insigne Missionario, giudicando, che costoro per quell’ombra, che tengono di Cristianesimo, rispetterebbono almeno i Sacerdoti, vestito di cotta e stola, e colla Croce in mano, andò incontro ad essi, e con tutta mansuetudine si diede a scongiurarli di non offendere que’ novelli germi delia Fede Cristiana . La risposta, che gli diede un de’ loro Capitani per nome Federigo Mello, fu di scaricare un fendente della sua sciabla per ispaccare il capo il buon Religioso. Volle Dio, che questi col muoversi schivasse il colpo. Ma giunto nello stesso tem-