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Del Paraguai. 47

la mazza intorno al malato, per ispaventar quell’anima, e farla fuggire. Quell’infelice infermo resta come prima; e Se la natura non l’ajuta a risanarlo, cede alla forza del male. Tengono nondimeno i Missionarj, che parte di quegl’infermi muoja più di fame e necessità, che pel malore, non dandoli loro che l’ordinario cibo d’un pugno di Maiz o sia Frumentone mal cotto, ch’essi per lo più non possono o non vogliono gustare, senza che i domestici se ne prendano altra cura, mentre intanto il saggio Medico mangia le galline, ed altre buone vivande alla barba dell’afflitto paziente. L’altro rimedio ben crudele, e proprio di gente barbara, era fra alcuni di que’ Popoli la persuasione, che il loro male fosse proceduto da qualche Femmina; e l’immaginarsene alcuna, o il risaperlo dal Medico, che volea far qualche vendetta, bastava, perchè i suoi andassero a levarle la vita. E contuttoché la sperienza facesse lor toccar con mano, che nulla giovava sì pazza ricetta, purè non guariva la loro stolta immaginazione, fissa in credere, che i mali vengano da cagione esteriore, e non mai dall’interna alterazione de gli umori. E sulle prime veggendo, che i Missionarj li curavano con salassi, e purganti, questa parea loro una bestialità, finchè sperimentando molte volte miglioramento da tali rimedj, impararono a conoscere gl’inganni e la sciocchezza de’ loro antichi Medici.