dell’Indie. Dura tuttavia quest’uso; e passata
la seconda generazione, torna la Commenda alla
Corona Reale, nel cui erario passano per
qualche tempo quelle rendite; quindi può il
Governatore disporne il favore d’altra Famiglia
benemerita, affinchè tutti successivamente sieno a
parte della ricompensa e beneficenza Reale.
Niuna giurisdizione nondimeno militare o civile
godono ivi questi Commendatori, avendo solamente
il diritto di riscuotere da alcuno de gli abitanti
Indiani, giunto che sia all’età di dieciotto
anni fino a i cinquanta, pezze cinque da otto
in tributo annuale prescritto dalle Leggi. Di
questa moneta è tenuto il Commendatore di dare
il quinto al Curato, acciochè vi sussista, e
possa attendere al governo Spirituale dell’Anime
della sua Commenda. Il restante lo serba per sè,
col carico nondimeno di assistere a i Suoi Indiani
nelle infermità, e di proccurare, che non
manchi loro il bisognevole per la cónservazione,
e pel buon governo d’essi. Ancorché poi
possa a talun parere alquanto gravoso un si fatto
tributo, pure non lascia d’essere conforme alla
pietà e alla prudenza questo regolamento
stabilito da i Monarchi delle Spagne, e
paragonato co i tributi, che pagano molti Popoli
dell’Europa, si può chiamar lieve. Il male
è, che le savie Leggi di quei Monarchi non son
quasi mai osservate. Ognun ruba al Re; e più,
se può, a i particolari; laonde intervengono
oltre al suddetto aggravio de gl’Indiani altre
avanie, che riducono in fine alla miseria e rovina
quella povera gente. Molti son quelli, che debbono
sopraintendere al Popolo, cioè per lo Spirituale
il Vescovo, il Vicario, i Curati, gli Aiutanti,
i Sagrestani, e simili, siccome pel tempo-