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dalle loggette di un teatro. Banchi, gallerie, scalinata, sono gremiti di soldati. C'è anche qualche ufficiale. Ce ne sono dei vecchi e dei giovanissimi. Un territoriale degli alpini, accanto a me, ha negli occhi un luccicore di lacrime. All’altare officia un prete che intona le laudi. I soldati rispondono in coro: «Ora pro nobis...».

Verso la fine, accompagnati dalle note gravi e profonde dell’organo, i soldati cantano un inno. Il coro si leva solenne e riempie la chiesa. Io taccio: ignoro l’aria e le parole. Il ritornello dice:

Deh, benedici, o madre,
L’italica virtù;
Fa’ che trionfino le nostre squadre
Nel nome santo del tuo Gesù.

Il coro è finito con un lungo gemito dell’organo.

I soldati sfollano.


16 Novembre.


Sono l’unico bersagliere dell’11º che torni al reggimento. In marcia. Vicino a Tresenza passo dinanzi a una polveriera. La sentinella mi guarda e mi riconosce. È un soldato romagnolo del 120º fanteria. Soffia dal Monte Nero un vento di neve. Mi affretto. Niente tappa a Rawna. Qui ci sono dei bersaglieri del mio battaglione venuti in corvée. Mi dicono che il 33º battaglione si trova a quota 1270 e non sull’Jaworcek. Notizia conso-