Pagina:Mussolini - Il mio diario di guerra, 1923.djvu/110

Da Wikisource.
102 benito mussolini


feriti leggeri. Altri vengono trasportati in barella. Cominciano a tuonare i nostri 149. I proiettili sibilanti passano sulle nostre teste a pochi metri d’altezza e piombano sulla trincea austriaca. Guardando contro il sole, si vede giungere il proiettile; sembra una bottiglia nera con un leggero movimento di oscillazione. Tutti i proiettili scoppiano: ciottoli e pali vengono a cadere sino nella nostra trincea. Stormi di corvi volano descrivendo ampi cerchi sulla Conca di Plezzo. Sotto alla nostra trincea ce la fossa di due soldati caduti nei primi combattimenti. Tutta la compagnia è rimasta per ventiquattro ore consecutive di vedetta alla trincea.


19 Febbraio.


La solita corvée. Bisogna andare a prendere i viveri al Comando di Brigata. Un’ora di marcia, faticosa. Chi ha i chiodi aguzzi o i ferri, può camminare. I bersaglieri mettono i piedi nei sacchetti per la terra e non scivolano più. Durante il tragitto, l’artiglieria nemica ha bombardato la posizione, ma la mulattiera è sotto a un costone, che forma un angolo morto bellissimo. Sotto quelle rocce si è sicuri e si può — come facciamo — assistere tranquillamente allo scoppio fragoroso dei proiettili nemici. Passa un generale. Lo seguono molti ufficiali. Un sergente dell’8a compagnia, tal Peruzzone, genovese, è stato colpito mortalmente da una fucilata al petto. E’ caduto senza un gemito. Gli scavano una fossa sotto la neve. Sole grandis-