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benito mussolini 107


mici, si mise sull’altenti e disse: — Niente di nuovo, signor tenente. Presenti, diciannove come prima. —

Il colonnello ha chiesto una copia del mio «Giornale di Guerra» dello Jaworcek. Ordine di servizio per la notte: il primo plotone è comandato a porre i «cavalli di Frisia» oltre la nostra trincea. Della prima squadra andiamo volontariamente io e Reali Oreste, milanese. Ci vestiamo di bianco e andiamo su. Prima che spunti la luna, usciamo dalla trincea insieme col tenente Santi. Strisciamo per alcuni metri... Ad un certo momento, il tenente avverte un rumore di passi sulla neve gelata. E’ una pattuglia di austriaci. Sosta. Tutto intorno è silenzio. Ma le nostre vedette non dormono ed ecco crepita il fuoco della nostra fucileria. La patluglia nemica si ritira in buon ordine.


22 Febbraio.


Notte di luna, serena, ma freddissima. Si dice: dai quindici ai venti gradi sotto zero. Ma nessuno si sente male. Malati in tutto: quattro e più che malati, indisposti. Cominciamo a «sfottere» gli austriaci. Sopra a un lungo bastone piantiamo una pagnotta di pane e sopra a un altro, issiamo un cappello da bersagliere. Agitiamo, per qualche tempo, i due bastoni al disopra della trincea, ma gli austriaci non sparano. Una novità: il nostro capitano Mozzoni è tornalo dalla licenza invernale. Passa fra di noi salutandoci tutti. Mi annuncia che,