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gerò domani. Passo la serata a Paiuzza, popolala da soldati di ogni arma. Il paese è intatto. L’artiglieria nemica non lo ha mai raggiunto. Timau, invece, secondo quanto mi dicono abitanti di Paiuzza, è una rovina. Timau è l’ultimo abitato che si trova, prima di raggiungere le posizioni ormai famose del Pal Piccolo, Pal Grande, Freikofel.

26 Marzo.


Giunge dal Freikofel il rombo ininterrotto del cannone. Si combatte. Ma l’eco della battaglia vicina non sembra turbare eccessivamente i cittadini di Paiuzza. La caratteristica chiesetta, dinanzi alla fontana, rigurgita di gente che ascolta la messa. Gruppi, fra i quali sono molti soldati, stanno davanti alla porla principale e a quelle laterali. Un sergente maggiore del Comando di tappa mi informa che da Timau si sono chieste, «tutte le ambulanze disponibili». Ciò dà un’idea della gravità del combattimento.

Alle undici ci raduniamo per partire. Siamo accompagnati dal sottotenente Menini, lombardo. Addio Paluzza! Attraversiamo il But e tocchiamo Cercivento. Segue Ravascletto, dove troviamo la neve. Siamo a 947 metri. Vecchi e donne sono nelle strade a godersi il sole e il riposo domenicale. Un particolare significativo che denota il patriottismo di queste popolazioni. A Ravascletto — paese di poche centinaia di anime — sono state sottoscritte ben 25 mila lire per il terzo prestito