Pagina:Mussolini - Il mio diario di guerra, 1923.djvu/178

Da Wikisource.
168 benito mussolini

rossa più del sangue umano. Sono stato a fare una visita al Cimitero ungherese o italo-ungherese. Su una tavola della porta sta scritto:

exoriare aliquis ex ossibus nostris ultor.

Ci sono molte croci, ma quelle del Cimitero italiano sono più numerose. Di feriti, finora, quattro soltanto, per lo scoppio di una granata; uno solo di questi, grave, ma non mortale.

Pomeriggio quasi calmo.

Nel crepuscolo della sera, le gobbe delle quote del Carso, si presentano come divorate, lacerate dalla scabbia. Cielo nubiloso. Solito reciproco e abbastanza innocuo cannoneggiamento serale.

Stasera, niente posta.

Una voce: il bombardamento per l’avanzata comincerà stanotte. Vedremo e sentiremo. Mentre scrivo, sulle creste dietro a noi è tutto un vampeggiare e un tuonar di cannoni. Che sia il preludio?


5 Dicembre.

Cielo buio e terra più livida ancora. Finito il mio ricovero. E’ venuto l’ordine di spostarci. Succede sempre così. Ora mi trovo in trincea sui margini del lago di Doberdò. Radi uccelli bianchi e neri volano sulle acque che il vento mattinale increspa appena. Io lavoro a farmi una nuova tana. Lago di Doberdò! Chi vive a lungo presso le tue rive, perde l’abitudine umana del riso. Qui la tragedia, prima ancora di essere negli uomini, è nel