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do soverchiato dallo scoppio dei grossi proiettili. Tutto il costone era avvolto in una nube di fumo, rossigna, squarciata spesso dai raggi. Tutti i bersaglieri, armati, sono usciti dai ricoveri. Il fuoco dei nostri cannoni ci elettrizza. Una quarantina di minuti è durato il tambureggiamento. Ora è finito Passando dai ricoveri, ho raccolto le impressioni dei miei commilitoni.

— Qui si vede la forza degli italiani!

— Non è più come sullo Jaworcek

— Adesso sono loro che si «spicciano»!

— Devono avere avuto una buona scopola!

— Hanno fatto male a muoversi i tedeschi, moltissimo male! —

Passa un nostro ferito, colpito da una scheggia di granata al piede.

Alla 6ª compagnia c’è stato un morto. Ora è silenzio. Soltanto le vedette sparano straccamente. Vicino a me, i mitraglieri di una «sezione» lavorano a farsi i ricoveri. Canticchiano sommessamente:

Bella bambina,

Capricciosa garibaldina,
Tu sei la stella,

Tu sei la stella di noi soldà.

La voce dei nostri cannoni: ecco l’argomento travolgente per tenere elevatissimo il «morale» dei soldati. Cielo velato dalla foschìa. Attorno alla luna è un cerchio.

— Cerchio lontano, pioggia vicina, — mi dice