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192 benito mussolini


20 Dicembre.


Stanotte, freddo. Ma nel cielo è tutta la chiarità che annunzia una bella giornata. Finalmente, il sole, il sole, il sole! Passano degli aeroplani nostri e nemici. Le nostre artiglierie lavorano, come sempre. Otto colpi, uno dietro l’altro, sono caduti sul trinceramento austriaco di quota 208. Gli austriaci non hanno aspettato gli altri e se ne sono andati, fuggendo verso la terza linea. Parecchi bersaglieri scendono al posto di medicazione coi piedi congelati. Non è per il freddo, ma per l’umidità e per l’acqua delle trincee. Tuttavia non sono gravi.

L’argomento della pace continua ad essere all’ordine del giorno, ma «nessuno», dico nessuna, vuol sapere di una pace «tedesca».

Fuoco intenso dei nostri cannoni. Gli austriaci hanno buttato una ventina di shrapnels sui nostri trinceramenti di terza linea.

Serata di stelle!

21 Dicembre.


— Lo stoicismo dei nostri feriti — mi diceva ieri sera un tenente medico — è sorprendente. Giungono o sono portati qui colla carne straziata e non un lamento esce dalle loro labbra. I feriti addominali conservano una coscienza lucidissima. Una sera, sullo Jaworcek, mi fu portato un ferito che aveva una gamba frantumata dallo scoppio in pie-