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22 benito mussolini

— Non temete, in Italia sarete trattato bene.

Glauben Sie? — interroga dubitoso il cadetto.

E’ giovane. Non arriva ai vent’anni.

Un bersagliere di scorta mi racconta come furono catturati. Di fronte alle posizioni del 33° batt. dell’11° bersaglieri c’era una trincea dall’aspetto formidabile. La notte scorsa è stata ordinata l’avanzata. Una squadra di bersaglieri si è spinta inosservata fin sotto i reticolati e ha fatto brillare un tubo di gelatina, seguito da un assalto irrompente alla baionetta. Gli austriaci non se l’aspettavano, non sono riusciti a sparare che qualche fucilata. Hanno levate le braccia. Si sono arresi.

Bono taliano, rispettare prigioniero!

Riprendiamo la nostra marcia. Dobbiamo raggiungere la quota 1270. Siamo sulla mulattiera che va al Monte Nero. Incontriamo dei feriti. Alcuni leggeri che fumano e sorridono. Altri più gravi. Uno di essi ha il volto coperto da un giornale. Sotto si vede la faccia tumefatta e insanguinata. Due feriti austriaci. Uno leggero. Un altro più grave: deve aver le braccia spezzate. Sono diretti all’infermeria — sezione della Sanità — di Magoso.

Colonne lunghissime di salmerie. Senza i muli non sarebbe possibile le guerra in montagna. I più stanchi di noi caricano gli zaini sui muli.

Verso sera giungiamo nella zona battuta dall’artiglieria austriaca. Fischiano nell’aria — col loro sibilo caratteristico — le granate. Sono formidabili.

Qualche bersagliere è un po’ emozionato.