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52 benito mussolini

mostrazione antitaliana. Hanno cantato in coro il loro inno nazionale. Poi hanno gridato:

— Kicchirichi, kicchirichi! —

«Hanno aggiunto:

— Bersaglieri dell’11°, vi aspettiamo! —

«Alla fine, una voce di ufficiale ha urlato al megafono:

— Italiani farabutti, lasciateci le nostre terre!».


11 Ottobre.


Meravigliosa mattinata di sole. Il secondo, il terzo, il quarto plotone defila mia compagnia, levano te tende e si spostano per essere defilati dai tiri degli shrapnels. Noi restiamo al nostro posto. Passa un morto della 13a compagnia. Bombardamento di un’ora a shrapnel. Conversazione col capitano Bono.

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La vita in trincea è la vita naturale, primitiva. Un po’ monotona. Ecco l’orario delle mie giornate. Alla mattina non c’è sveglia. Ognuno dorme quanto vuole. Di giorno non si fa nulla. Si può andare — con rischio e pericolo di essere colpiti dall’implacabile «Cecchino» — a trovare gli amici delle altre compagnie; si gioca a sette e mezzo o, in mancanza di carte, a testa e croce; quando; tuona il cannone, si contano i colpi. La distribuzione dei viveri è l’unica variazione della giornata: di liquido, ci dànno una tazza di caffè, una di vino e un poco di grappa; di solido, un pezzo di formaggio che può valere venti centesimi e mezza