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il mio diario di guerra 51

Gliel’hanno trovata fra la pelle e il farsetto a maglia.

— Tenente, mi abbracci! — ha detto Janarelli. — Per me è finita! —

Vedo il tenente Morrigoni, cogli occhi luccicanti di lacrime.

— Era tanto bravo e tanto buono! —

Lo Janarelli sembra dormire. Solo attorno alla bocca c’è una grossa rosa di sangue. L’altro è un richiamato dell’84. Una scheggia gli ha spezzato il cranio.

Una riga rossa gli divide a metà la faccia. I feriti sono nove, dei quali tre gravissimi e due disperati.

— Zappatori, in rango colle vanghette. —

Gli zappatori si riuniscono coi loro strumenti. Adagiano i morti su barelle fatte con rami d’albero e sacchi e se ne vanno. Qui non si può fare un cimitero. Bisogna seppellire i caduti qua e là, nelle posizioni più riparate. L’emozione della compagnia è stata fugacissima. Ora si riprende il chiacchierio. Si fischierella. Si canta.

Quando lo spettacolo della morte diventa abitudinario, non fa più impressione. Oggi, per la prima volta, ho corso pericolo di vita. Non ci penso.

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Dopo un mese mi lavo e mi pettino. Schampoing al marsala.

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Passa il tenente Francisco della 15a compagnia quale mi racconta:

«Ieri sera gli austriaci hanno inscenato una di-