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88 benito mussolini


è malvagio. In marcia! E’ la strada di circa due mesi fa. Ecco il laghetto di Za Kraju. Ecco il Cimitero del 6° bersaglieri. Un piccolo muro di cinta. In mezzo una grande croce, con tenaglia, martello, chiodi e un gallo più abbozzato che scolpito. Attorno, attorno, le fosse. Quante? Un centinaio e più. Una è coperta da un grosso macigno. Mi avvicino e leggo:

Sottotenente Conte Luigi Alberti.

Su un grosso macigno c'è una bella epigrafe, deturpata, però, da un errore grafico. Invece di nuova, è scritto nuoja. Un altro masso indica una fossa collettiva. C’è scritto sopra:

Qui tutti riuniti.

La vista di questo Cimitero solitario, a piè dei costoni ripidi del Monte Nero, ci rende melanconici e silenziosi. Incontriamo una lunga colonna di muli che viene da Ternova. Ecco Tresenga, formicolante di soldati. Le campane della chiesa — bella e grande — che suonano mezzogiorno, mi fanno una strana impressione. A Tresenga si lavora. Sorgono da ogni parie baracche. Da Tresenga a Caporetto pochi chilometri. Bella strada. Carrozzabile. Cominciano i segni dell’«altra vita». Incontriamo degli ufficiali dall’uniforme impeccabile. Attendenti pasciuti e rubicondi, a cavallo. I soldati hanno una cera, molto, molto meno selvaggia della nostra. La guerra, vista nelle retrovie, non è simpatica. Ecco l’Isonzo impetuoso e ceru-