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Pagina:Neera - Addio, Firenze, Paggi, 1897.djvu/29

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addio! 15

di no, — anzi il più semplice precetto delle convenienze mi impose l’obbligo di rispondere che il piacere sarebbe stato mio nel riceverlo.


— Dunque, Valeria, — disse mio marito aprendo una finestra, poichè il caldo era intenso nella piccola sala dove avevamo pranzato, — com’è andata la tua missione diplomatica?

— Oh diplomatica! amico mio, mi fai troppo onore. Fu una cosa semplicissima; chiesi la promozione di un bravo e buon giovane, — mi si rispose colle solite promesse, tutto finì lì.

Attilio si appoggiò al davanzale, — io me gli feci accanto, — e poichè gli alberi di un vasto giardino mascheravano la nostra finestra, curvai la mia guancia sulla sua spalla. Un senso arcano e pauroso mi dominava, una insolita tenerezza, una malinconia fantastica e irrequieta.

— Attilio — gli dissi — come mi piacerebbe rivedere in questi giorni la mia casa paterna e il mio buon babbo!