Pagina:Neera - Addio, Firenze, Paggi, 1897.djvu/46

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32 addio!


scii a nascondere il turbamento che m’aveva cagionato quella improvvisa apparizione.

— Cara contessa sembrate un angelo questa sera.

Davvero mi guardavano tutti e incominciai a turbarmi; il marchese era là, fisso al medesimo posto; — la sua attenzione mi opprimeva più che tutte le altre. Per uno strano sentimento di modestia — dico strano riguardo alle usanze della civile società che ci avvezza per tempo a mostrare in pubblico ciò che non mostreremmo a un solo uomo nella nostra camera — gettai una sciarpa di velo sulle mie spalle nude.

È pur vero che il rossore implica quasi sempre una idea di colpa!... per lui solo io arrossiva — davanti a’ suoi occhi penetranti che m’investivano come una fiamma.

Un giovinotto dei soliti, brutto, vanesio, affettato, senza spirito, venne a recitarmi la sua parte obbligata, ed io ne fui in breve così ristucca che mi alzai, col pretesto di fare un giro per le sale.

Il rimedio era peggiore del male; dovetti