Pagina:Neera - Addio, Firenze, Paggi, 1897.djvu/57

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addio! 43


incominciavo a modificare le mie massime, a dividere l’anima dal corpo, il pensiero dall’azione.

La colpa — io dicevo — seguì un fatto; prima non la si conosceva. Iddio non ha ammesso la colpabilità astratta; noi siamo mallevadori delle nostre opere, non dei nostri vaneggiamenti.

A chi posso nuocere col desiderio? — a nessuno. L’onore è in salvo; un guizzo fuggevole della fantasia non lo appanna, anzi, dandogli in pascolo un po d’ideale, non sarà che maggiormente corazzato contro la realtà.

Mio tormento e mio conforto insieme era la sicurezza che per alcuni mesi non lo avrei riveduto. Avevo tempo di tranquillarmi, di equilibrare i miei pensieri: — non era forse in conclusione che una questione di nervi.

Con quali parole il serpente sedusse Eva? Lo ignoro, ma sarà stato certamente con dei sofismi: — se pure non avea due occhi intelligenti e mesti!


Una lettera della principessa:

«Cara! Domani vengo a trovarvi; pre-