Pagina:Neera - Addio, Firenze, Paggi, 1897.djvu/78

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64 addio!


freddo sudore che mi inumidiva la fronte e mormorai:

— Ma no, t’inganni. Io non ho nulla.

Pochi giorni dopo si festeggiava in casa dell’ambasciatore d’Austria la mezza quaresima e le signore avevano votato concordi per un ballo mascherato a beneficio di non so più chi.

Attilio si occupò egli stesso amorosamente del mio travestimento da gitana e quella sera mi allacciò colle sue mani un vezzo di monete arabe intorno al collo.

La cameriera mi fece osservare che una delle monete non sembrava attaccata bene, ma io ero troppo preoccupata per dar retta a quell’avviso.

L’istinto della vanità, che non muore mai completamente in un cuore di donna, mi lasciò appena scorgere le linee flessuose e morbide che il costume andaluso disegnava intorno al mio corpo, il vivace effetto del raso rosso sotto le trine nere.

Non so di quale fango e di quali raggi sia composta la natura umana, ma certo è un misto di sublime e d’ignobile e l’angelo