Pagina:Neera - Addio, Firenze, Paggi, 1897.djvu/83

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addio! 69


Tutto il coraggio mi abbandonò.

Sentii di amarlo più del mio dovere, più di qualunque cosa al mondo.

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In anticamera giacevano alla rinfusa alcuni domino che avevano servito per una mascherata veneziana. Senza riflettere a nulla, senza paura di nulla, corsi a impadronirmene; ne vestii uno, me lo strinsi intorno alla vita, tirai il cappuccio sul volto e così travestita ritornai nella galleria.

Il marchese non si era mosso; mi avvicinai tanto dolcemente che solo quando gli fui presso ei s’accorse della mia presenza.

Allora, rapida come il lampo, chinai la mia bocca presso la sua, nel posto dove brillava una grossa lacrima... e la raccolsi.

Egli balzò in piedi, ma io fuggii senza dargli il tempo di conoscermi.

La mia agitazione era estrema; mi sentivo ardere il sangue e dopo quel bacio la mia bocca scottava.

Massimo non lo saprà mai! — questa era la scusa che offrivo, tremante, alla mia coscienza.