Pagina:Neera - Addio, Firenze, Paggi, 1897.djvu/96

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82 addio!


ma i nostri cuori battevano insieme, ed egli estatico, felice, aveva improvvisato dei versi.

Li ricordava? Io non li avevo dimenticati e ben mi sgorgarono dal cuore commosso quando egli mormorò:

Questo ombroso viale ci è noto per antiche e care memorie...

Si interruppe — tacque — ed io ridissi fra me quei versi:

«Io t’amerò, Valeria, infino a quando
«Desio d’amor congiungerà le stelle
«Nell’armonia dell’universo; infino
«Che dentro il mar rumoreggiando a fiotti
«Verserà le fedeli acque il ruscello
«Che dall’Alpi si parte; infino a quando
«Brillerà sovra noi l’astro del giorno.
«Ma se mai, in quell’ore che il futuro
«Ironico o pietoso a noi nasconde,
«Se mai, Valeria, questo fido amore
«Diventasse per te grave catena.
«Non la tenere, o giovinetta! I nodi
«Spezzane tu colle fragili dita,
«E sovra il vento dell’oblio li sperdi.
«Meglio è morir che viver non amato!»

Come un miraggio di lontani cieli mi appariva, insieme a quei versi, lo splendore delle passate memorie; ritrovavo passo passo, ripensandovi, le speranze che mi avevano allietata nell’alba serena della vita.