Pagina:Neera - Anima sola.djvu/88

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credere di essere in una foresta vergine, le albicocche gialleggianti mi sembravano i frutti d’oro delle Esperidi e i sottilissimi fili dei ragni, dondolanti sotto un raggio di sole li credevo veramente i capelli delle driadi e delle ninfe svolazzanti per l’aria.

Mi ricordo un caldo giorno d’agosto, la scolaresca abbattuta, annoiata, oppressa dall’afa che nell’ampia aula sembrava gravitare come piombo fuso; vedo ancora la striscia di luce gialla che penetrava attraverso la fessura delle tende; sento la durezza dei banchi, l’indolenzimento delle ossa per la forzata immobilità e la voce monotona della suora che leggeva le vite dei Santi. A un punto, dove ricorreva la descrizione di una grotta della Tebaide, questa frase mi fece trasalire di piacere: “sgorgava dal sasso una sorgente d’acqua pura, fre-