Pagina:Neera - Crevalcore, Treves, 1907.djvu/162

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tutto. E poichè mi annoio, anche questa è una verità niente affatto trascurabile, ben venga qualche piccolo diversivo.

Pensavo al mio libro, niente altro che al mio libro, quando avvicinandomi al posto dove lo avevo dimenticato ebbi l’inaudita sorpresa di vedere un uomo ritto sotto i salici, nella posa la più flemmatica e la più sicura di se stesso, col mio libro in mano. Mi appariva di profilo ma lo riconobbi subito. Era il giovane che aveva risposto al mio scroscio di risa. Ma questa volta egli non stava dall’altra parte del muro, cioè nel suo diritto; egli aveva avuto l’audacia inqualificabile di entrare nel territorio altrui, cioè nel mio bosco e la vampa di sdegno che mi sentii ribollire in petto mi fece precipitare il passo. Certo egli se ne accorse allo scricchiolìo dei rami, perchè si voltò rapidamente pur senza mostrare imbarazzo nè timore alcuno.

Lo vidi benissimo così. Mi parve molto molto giovane, quasi della mia età. Vestiva un bianco abito a piccole righe azzurre e un berretto uguale da ciclista che si levò subito con un gesto largo e rispettoso. Non saprei ora