Pagina:Neera - Crevalcore, Treves, 1907.djvu/278

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— Abbi pazienza padre mio, ascoltiamolo — disse la soave fanciulla e volgendosi a Meme collo sforzo maggiore del suo buon cuore, colla maggiore dolcezza della sua voce: — Ella si inganna, signor marchese, io non le ho mai scritto.

— Non mi ha mai scritto?... E le lettere che io le risposi?

— Io non ho mai ricevuto una sua lettera.

— È pazzo, è pazzo — tornò a dire il barone.

— E allora — Meme dopo di essersi stretta la fronte fra le mani, cogli occhi che gli schizzavano dall’orbita si piantò davanti al principe, — allora chi mi ha chiamato?

L’espressione del suo volto era terribile di forza contenuta. Il principe non sapendo oramai più che cosa pensare, smarrito egli stesso, tratto dalle parole di Elganine a rammentare in quale circostanza eroica aveva incontrato per la prima volta il marchese, balbettò confuso additando il barone:

— È il mio amico barone de Tolle che si incaricò di trattare direttamente col signor Scarpitti.