Pagina:Neera - Duello d'anime, Milano, Treves, 1911.djvu/122

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gioiellate, bianche pelliccie e occhi scintillanti di persone felici, ma Minna si sentiva così stanca che guardò appena.

— Ti credevo miglior camminatrice – disse Filippo avvertendo la fatica che ella faceva per tenergli dietro.

Nessun pensiero, nessuna allusione allo stato in cui si trovava. Minna si scusò:

— È forse la mancanza d’abitudine.

Quando svoltarono sul Naviglio, solamente a vedere il luccichio dell’acqua punteggiata dagli innumeri fanali e la cinta misteriosa dei muricciuoli intorno ai giardini pieni d’ombra, ella sussultò lietamente sentendosi vicina a casa. Giunsero alla fine e Cònsolo fu abbastanza gentile per accompagnarla disopra, ma appena entrati ebbero un istante di imbarazzo durante il quale egli guardò colle sue pupille acute la fanciulla che si era lasciata cadere sopra una sedia.

“Perchè mi guarda così fissamente?„ – pensò Minna.

— Sei dunque molto stanca?

— Molto.

Filippo esitò, battendo sul tavolino un colpo o due colla sua canna, poi: