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Pagina:Neera - Duello d'anime, Milano, Treves, 1911.djvu/18

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della fronte specialmente davano accento di singolar vigore e che gli occhi sembravano inchiodare con due lame di terso metallo: occhi grigi, di un grigio torbido squarciato a tratti da improvvisi bagliori; occhi freddi con luminosità di ghiacciai; occhi nati per il pensiero, viventi per il pensiero. La bocca il cui labbro superiore si rialzava qualche volta nel mezzo come per allontanarsi sdegnosamente dal contatto, bocca bella e strana di fanciullo crudele che non conosce il bacio e sa invece l’amaritudine del morso, accompagnava con un ritmo di armonia la curva ferma e risoluta del mento perfettamente raso. Tutto il volto, più statuario che umano, più bello che simpatico, si coloriva di un pallore opaco a toni eguali sovra il quale i capelli non molto abbondanti mettevano appena una nota di colore più scuro.

Ad una pausa di Guido Pesaro, Cònsolo rispose:

— Ciò ch’io voglio essere voi non lo sapete ancora.

La sua voce suonò piana, ma si sentiva come avrebbe potuto vibrare alta con maschia sonorità di bronzo e tuonare prepo-