Pagina:Neera - Duello d'anime, Milano, Treves, 1911.djvu/57

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restavano le linee grandiose dell’impianto a fare testimonianza della vita gagliarda di un tempo; ma la vita attuale gretta, meschina, indolente, consumata dagli odii di parte e da guerricciuole intestine, non era più che quella di un povero paese.

Filippo fece una sua solita passeggiata lungo l’argine del fiume imbevendosi delle inalterate bellezze ivi radunate dal vasto arco del cielo sospeso sul corso imponente del Po, fra verdi boschi schierati a perdita d’occhio lungo le rive, col suggestivo contrasto dei due ponti: il ponte di chiatte, logoro, abbandonato, morto, e il nuovo ponte in ferro sul quale correva a rari intervalli il treno rumoreggiando fra l’alto silenzio.

Stabilito da molti anni fuori del paese Filippo non conosceva oramai più nessuno, tranne i pochi rimasti in rapporti d’amicizia con sua madre. Potè quindi allungare il suo giro indisturbato, movendo verso il centro sotto l’arco a bugne eretto in onore di Giuseppe d’Austria e rallentando il passo in via Baldesio dinanzi alla bella casa del XV secolo elegantemente ornata di lavori in cotto. Un falegname sulla sua bottega lo salutò ed