Pagina:Neera - Duello d'anime, Milano, Treves, 1911.djvu/58

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egli rispose al saluto senza menomamente rammentarne il nome.

Qualche testa femminile si profilava sfaccendata e curiosa dietro le grosse inferriate dei piani terreni, qualche lembo di gonna svoltava rapidamente tra i battenti delle porte accostate, qualche voce veniva dagli orti chiusi riboccanti di salvia e di erba Luigia, e insieme a queste rapide visioni gli risorgevano nella mente graziose avventure dell’adolescenza e dei primi anni della giovinezza. Ma tutto ciò gli appariva nelle proporzioni di un canocchiale capovolto, piccolo, lontano, sfuggente.

Attraversando la piazza rivide i due Caffè rivali, l’uno di fronte all’altro, identici a quello che erano stati dieci, venti, trent’anni, cinquant’anni primi, coi soliti oziosi seduti a parlar male di tutto e di tutti, e la padrona e il gatto dietro il banco a sbadigliare.

Un pensiero di disperazione gli attraversò il cervello: se fossi obbligato a passare la vita qui! e prese il largo e per il lato opposto a quello da cui era partito si ricondusse a casa dove la madre lo attendeva calma con un raggio orgoglioso sulla fronte d’avorio.