Pagina:Neera - Il marito dell'amica.djvu/127

Da Wikisource.

— 117 —

alla nuca, poi una vampa ardente le inondò il volto. Sedette.

Egli al vederla così immobile, rigida, che non accennava nè a rispondergli, nè a fuggire, gli si inginocchiò davanti, timido, con le lagrime in fondo agli occhi:

— Ascoltatemi, Maria, ascoltatemi per pietà. Sapete che ho passata la vita sui libri, non conosco le frasi galanti che sono come la scherma dell’amore. Altri al mio posto vi parlerebbe con maggior riflessione; io non so neppure quel che mi dica.... Comprendo vagamente che dovrei tacere, ma non mi è possibile. Soffro da otto giorni come un dannato.

Abbassò la testa sul lembo dell’abito di lei. Maria lo lasciò fare; sembrava pietrificata; cogli occhi sbarrati guardava davanti a sè, come una sonnambula che vede mondi ignoti agli altri mortali.

Egli continuò sempre con quella voce che pareva un lamento, dolce, infantile, con una nota scorata di uomo che non spera nulla: