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Pagina:Neera - Il romanzo della fortuna.djvu/137

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— Ma sì, ma sì — fece Giovanni colla mente lontana; e tornò a picchiare i chiodi nella scansia con un gusto che sembrava scoccasse dei baci.

Molti mesi erano già trascorsi. Il signor Bassano che percorreva un bel giorno la solita via maestra col solito equipaggio, quando fu all’entrata di un ponte, vide un giovinotto staccarsi dal muricciolo a cui stava appoggiato e venirgli incontro. Allentò le redini al puledro e con espressione gioviale si fece a chiamarlo:

— Giovanni, qual buon vento?

— La aspettavo, signor Bassano.

— Davvero?

Un’ombra di inquietudine corruscò le sopracciglia di Giovanni: fu un lampo. Si riprese subito e soggiunse con franchezza:

— Si ricorda un discorso che abbiamo fatto molti mesi or sono?... A casa mia?...

— A casa tua?

— Sì, quando venne a trovarmi in seguito all’incidente del fosso. C’era presente mia sorella Chiarina... Si diceva...

— Ah! mi ricordo. È per l’affare del negozio. Hai trovato il fatto tuo?

— Crederei di sì. Solamente...