Pagina:Neera - Il romanzo della fortuna.djvu/224

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quale i padroni abusano per farci loro vittime.

Alla parola «vittime» una corrente elettrica percorse i due gruppi.

Io — proruppe un operaio che non aveva ancora parlato — quando il padrone volle diminuirmi la paga col pretesto che gli rovinavo i lavori mi sono rimesso e per sei mesi non ebbi che due e cinquanta. Chi ha guadagnato il resto? Il padrone. E quando dopo sei mesi volli i miei tre franchi sacrosanti perchè rifiutarmeli ancora? Non erano passati i sei mesi di prova? Dunque avevo diritto ai tre franchi. Ma chi ci guadagnava a negarmeli? Il padrone. E quando lo piantai in asso e che, entrato in un’altra fabbrica, non mi vollero dare di più, chi aveva ancora il vantaggio? Il padrone. Il tirocinio io l’avevo pur fatto, ma se dopo non viene la paga a che cosa serve? Gli operai migliori sono una invenzione dei padroni per pagarne pochi e mandare alla malora tutti gli altri.

Ognuno dei presenti alla reiterata evocazione del padrone trovò nella propria memoria una quantità straordinaria di accuse le quali non essendoci nessuno a contestare si diedero a percorrere un cammino trionfante dall’una