Pagina:Neera - Il romanzo della fortuna.djvu/239

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loro primi anni e per metterla subito a suo agio ritornò in sala tenendosela sotto il braccio.

Sulla tavola già apparecchiata Chiarina riconobbe le antiche posate d’argento e fu con vera commozione che prese posto fra Enzo e il signor Firmiani, avendo di fronte Mariuccia e Giovanni. Una frase pronunciata da Enzo nel giorno indimenticabile le tornava con insistenza alla memoria: «Noi non sappiamo nulla di ciò che ci riserba l’avvenire».

Il pranzo fu animato, quasi allegro, poichè l’elemento giovanile predominava; Giovanni era buon parlatore e sapeva servirsi a meraviglia della istruzione che andava formandosi da sè con poco metodo, ma con molta intelligenza. Mariuccia compiva a perfezione i suoi doveri di padrona di casa ed Enzo pure parlò più del solito animandosi ai ricordi della fanciullezza, evocando i bei giorni passati alla Villa.

— Pensa Chiarina, sono dieci anni che non la vediamo più — esclamò Mariuccia.

— Deve essere affatto rovinata — soggiunse il signor Firmiani.