Pagina:Neera - Il romanzo della fortuna.djvu/264

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vanità di Giuseppe, volle farsi innanzi lei, la donna, la creatura umile e mansueta che non lo avrebbe ferito menomamente nell’amor proprio, poichè gli era stata quasi madre e dalla madre si accetta tutto. Ella metteva a sua disposizione le economie accumulate a poco a poco; il passato si poteva ancora cancellare; tutto si può cancellare, tutto si può redimere con una forte volontà. Perchè non l’avrebbe avuta Giuseppe essendo in giuoco la sua fortuna e la sua vita?

Penetrata dalla propria bontà Chiarina non vedeva che bene. I suoi piedi avevano ali l’ultimo giorno ch’ella andò a trovare Giuseppe al Reclusorio, a portargli il suo perdono e la sua fede di miglioramento. Ma al ritorno la bella fiamma dell’entusiasmo era sparita; a capo chino, colla desolazione in fronte, Chiarina si abbandonò nelle braccia di Giovanni che le era venuto incontro.

— Perduto, perduto!

Così tra i singhiozzi gemette la povera creatura appoggiandosi al cuore virile di Giovanni, dove il dolore stava rinchiuso come dentro a una fortezza.