Pagina:Neera - Il romanzo della fortuna.djvu/281

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cappello con un gesto macchinale e rimase immobile, appoggiato colla spalla allo stipite dell’uscio.

— Signor Enzo! Signor Enzo!

Chiarina si sentiva gelare il sangue nelle vene. Che era mai accaduto, mio Dio! Una volta ancora esclamò trepida e ansiosa:

— Signor Enzo!

Un soffio gli uscì dalle labbra:

— Papà è morto... ieri sera.

Parve che in queste parole il giovine avesse esaurito le forze perchè sedette colla testa fra le mani.

Oh! poterla prendere fra le braccia quella testa adorata e spargere su di essa tutte le lagrime dell’amore e del dolore! Poter dire a quell’uomo dolente: — Confortati in questo cuore che ti appartiene; piangi ma amami, piangi ma spera, piangi ma sappi che non sei solo!... — Quale strazio vederlo soffrire così, in casa sua, la prima volta che veniva in casa sua! E non poter fare nulla! Non potergli nemmeno accarezzare i capelli come ad un bambino... come una madre ad un bambino... nemmeno questo! nemmeno questo!

Il prolungato silenzio di Chiarina fece sollevare gli occhi ad Enzo.