Pagina:Neera - Il romanzo della fortuna.djvu/322

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aveva lasciato non vi era tornata che una volta sola e facevano oramai quindici anni, che le sembravano lontani, lontani.

Le tremava un po’ il cuore all’idea di rivedere i luoghi pieni per lei di tante memorie. Divisa fra la gioia e la tristezza, si domandava chi avrebbe trovato ancora delle vecchie conoscenze, delle donne che andavano a provvedersi alla sua botteguccia, dei bambini assidui intorno ai vasi delle caramelle diventati uomini oramai e che non dovevano riconoscerla. E la sua buona amica maestra? Sapeva che non c’era più quella: era andata in un paese della bassa Italia per fruire di un posto più lucroso.

Non dunque le persone, ma le cose la aspettavano nel paese nativo, le cose amate, le cose vissute, le cose che sanno!...

Tagliato fuori dalla strada ferrata, in una regione agricola fra campi e prati, il paesello non aveva cambiato molto. Erano le stesse abitazioni piccine e basse, la stessa chiesa dedicata a Sant’Anna, la stessa osteria del Vitello Bianco, le stesse poche vie deserte dove le galline si avventuravano senza pericolo.

Nella botteguccia che prima era stata di Matteo, e poi sua, un altro merciaio era venuto a tentare la sorte; ma dalla polvere ammonticchiata e da un aspetto