Pagina:Neera - Il secolo galante, Milano, 1906.djvu/113

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madamigella lespinasse 107


sordo. Gli domanda recisamente se è possibile che l'ami trascurandola a quel modo. E Guibert zitto. Egli viaggia in Germania, si diverte evidentemente e le scrive quando non ha di meglio a fare. Ritorna, ma la situazione non muta e le lagnanze imperversano. Il signor Guibert viene a trovarla? — si lagna che la visita è stata corta. Le scrive? — si lagna che la lettera è asciutta. Va in campagna? — si lagna. Legge? — si lagna. Non legge? — si lagna ancora. Le ultime lettere non sono più che rimproveri ed enumerazione di mali. «I miei intestini mi fanno dimenticare le sofferenze della mia anima. Ho tossito in modo da assordare le ventiquattro persone presenti.»

Sì, lo stato morboso di questa eterna assetata d’amore fa compassione, quantunque ella si ribelli all’idea di ispirare un simile sentimento, ma quando ella scrive a Guibert: «La mia sola colpa è di avervi amato,» egli avrebbe potuto rispondere con pari candore: «E la mia quella di non amarvi!» Oh! Dio, l’amore non è una cambiale a scadenza determinata per cui si possa intimale ad una persona: Io vi amo, amatemi! Si impone la stima,