Pagina:Neera - Iride, Milano, Baldini, 1905.djvu/157

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un marito che legge Jacopo Ortis e che tra il lesso e l’arrosto trova modo di citare qualche verso di Lamartine; un marito pieno di grandi idee, di concetti sublimi, di pensieri superiori a quelli di tutti gli altri uomini, bello, poetico, romanzesco; senza dolori di denti, senza reumatismi, senza raffreddori, senza calli, non soggetto a nessuna delle volgarità della materia. Deve mangiar poco perchè questo è indizio di animo delicato; odiare il vino, abborrire lo sigaro, annoiarsi in compagnia degli amici e riporre ogni suo diletto nella contemplazione della moglie. Oh! un marito che mi adori così!...

Zitto, ragazze; chiedete un poco alle vostre mamme se di questi mariti ne sono mai spuntati sotto la cappa del cielo.

Esse vi risponderanno di no; ed io aggiungo: fortunatamente.

Buon Dio, come si potrebbe vivere con un uomo sempre ai nostri piedi? un uomo grande poi, un uomo sublime; c’è di che morirne. Nessuno ammazza con tanta sicurezza, nemmeno un brigante, come ammazzano questi esseri superiori che hanno l’aria di portare sulle spalle il firmamento e lo fanno pesare sulle costole degli altri.

No, no, ragazze, statevi al minor danno, e voi