Pagina:Neera - Iride, Milano, Baldini, 1905.djvu/178

Da Wikisource.

— 168 —


Clelia si fermò un istante. Non sentiva il freddo; non si accorgeva che i piedini le si intirizzivano sul terreno umido. Aveva la testa in fiamme, povera fanciulla!

La campagna nuda e deserta le si stendeva davanti agli occhi sconfinata. Il riflesso della neve la illuminava di una luce mesta che pareva quella di una lampada sopra un lenzuolo mortuario. Clelia fu colta da un senso di paura.

In quel momento lo scalpitare di un cavallo attrasse la sua attenzione e guardando sul sentiero che girava dietro all’orto vide due gendarmi che s’avanzavano dritti verso la casa.

Comprese tutto.

Rifece, più veloce di prima, il portico e la corte; saltò alcuni utensili da contadino che giacevano abbandonati per terra ingombrandole il passo, e comparve nel salotto dove Daniele e il Disertore discorrevano a voce bassa, concitata.

— I gendarmi! — gridò Clelia.

I due uomini si voltarono a quella voce. Clelia non guardò il fratello, guardò il Disertore che ritto in piedi, pallido, s’era levato il cappello davanti a lei.

— Dove sono? — chiese Daniele.

— Sul sentiero dietro all’orto; vengono qui. Odi? Ecco il passo dei cavalli.