Pagina:Neera - Iride, Milano, Baldini, 1905.djvu/217

Da Wikisource.

— 207 —

Milano? In altre circostanze (non confessava apertamente quali) l’avvenimento poteva riuscire gradevole, così era una cosa ridicola, oh! assai ridicola.

E poichè l’ultima parola le era sfuggita a voce alta, Romeo soggiunse:

— Il ridicolo confina col sublime. Mai fantasia di poeta accarezzando i balconi dorati e i terrazzi di granito seppe riunire attorno ai suoi personaggi ideali tanta poesia come l’abbiamo noi sopra questo miserabile tetto. Qui, nessuna cornice, nè zeffiro tra i fiori, nè raggio di luna (ella vede quanto è buio), nè bianche nuvolette, nè gondole molli, nè usignoli, nè liuti, nè canti d’amore — null’altro che un punto fermo su questo lago fatale. Intorno a noi girano i frammenti di case distrutte, di focolari dispersi; il guanciale di una culla ci porta attraverso all’acqua i pianti di una madre. Ascolti. Laggiù, dove abbiamo urtato contro il muro di una cascina sommersa, non ode le grida dei poveri lavoratori? non vede la miseria stendersi insieme all’onde sui campi devastati?

Romeo parlava senza enfasi, tranquillo; tutta via sembrandogli che la sua compagna rabbrividisse alquanto, le prese la mano e continuò:

— Quante famiglie rimaste prive di tetto!