Pagina:Neera - Iride, Milano, Baldini, 1905.djvu/234

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un compagno discreto; mi basta una sedia e guarderò tutta notte verso il muro.

Gildo arrossì come una bragia e si affrettò a rispondere:

— No, no; restate pure.

Resta, matricolino. Gli studenti come gli antichi Romani si trattano fra loro col tu.

Per quanto Patrizio volesse portarle con disinvoltura, egli le aveva proprio buscate sul serio e fu con un senso profondo di benessere e di stanchezza che si lasciò cadere sul letto senza nemmeno svestirsi, celiando sempre, chiedendo dei sigari e del vino, intanto che le sue palpebre si chiudevano, finchè un sonno greve gli troncò il motteggio sulla bocca lasciandogli ancora le labbra dischiuse al sorriso.

Dormiva placido sotto l’aureola dei capelli biondi — quantunque il suo non fosse il sonno dell’innocenza — e Gildo, sveglio sopra una sedia, lo contemplava malinconico e pensieroso.

Se Patrizio fosse stato osservatore avrebbe visto nel contegno del giovinetto qualche cosa di strano; ma non lo era e non vide nulla.

Destandosi la mattina stirò le braccia, fece tre o quattro movimenti per mettere i muscoli in esercizio; gli dolevano un poco le spalle ma i garetti lo sostenevano abbastanza bene.