Pagina:Neera - Iride, Milano, Baldini, 1905.djvu/286

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(Dal giornale del Maggiore).

Basta, è passata.

La mia buona madre sta bene ed eccomi ancora qui.

Sono stato assente tre giorni; ieri sera entrando dalla porta del giardino mi spaventai quasi — se pure è possibile che un vecchio lupo come me si spaventi. Infine mi commossi — sì, vada per la commozione — vedendomi correre incontro come un turbine la mia giovane amica, precipitarsi sulle mie mani, stringerle...

Non diceva ella: finalmente!? Proprio, lo diceva, come fosse un secolo che non mi vedesse, e si aggrappava co’ suoi ditini alla mia mano — cara fanciulla!

Oggi le dovevo una ricompensa. L’ho portata sul più alto colle dei dintorni. Ah vedere la sua gioia!

Sembrava anche a me di essere uno scolaretto in vacanza; mi sentivo pieno d’ardore e di entusiasmi. Ho ammirato il cielo, i boschi e il torrente che scorreva ai nostri piedi; ho raccolto colle mani l’acqua di una fontana e ne feci bere a Federica — sento ancora i suoi labbri appoggiati alle mie palme!